Libro «Anche di romanzatura si deve vivere». Carteggio Pavese-Micheli (1942-1950). Ediz. critica - editore: Edizioni dell'Orso - anno: 2020
EAN: 
9788836130405

Descrizione

'Quando, nel 1942, Silvio Micheli inviò a Einaudi la proposta di pubblicazione di Aspra terra, ricevendone un rifiuto, non poteva immaginare che quell’insuccesso avrebbe comunque aperto due capitoli importanti della sua vita letteraria: la collaborazione con l’editore torinese, culminata dopo una lunga gestazione con la pubblicazione di Pane duro (1946, Premio Viareggio); e un serrato confronto letterario con l’incaricato della lettura del suo manoscritto, Cesare Pavese. Il carteggio tra Pavese e Micheli, che qui si pubblica per la prima volta in forma integrale, andrà avanti con alterna assiduità fino al 1950: e mette a confronto due modi non alternativi, ma diversi, di intendere la letteratura. Di Micheli, Pavese apprezza la “dostoevskijanità” e il nerbo: ma lo mette in guardia dal rischio dello “spappolamento”, della “diarrea”. “Le parole non ti costano”, scrive nella lettera del 14 agosto ’43. Per Pavese, invece, le parole costano. Un documento prezioso per ricostruire un episodio importante della storia culturale italiana, per conoscere meglio un (...)'.

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'Quando, nel 1942, Silvio Micheli inviò a Einaudi la proposta di pubblicazione di Aspra terra, ricevendone un rifiuto, non poteva immaginare che quell’insuccesso avrebbe comunque aperto due capitoli importanti della sua vita letteraria: la collaborazione con l’editore torinese, culminata dopo una lunga gestazione con la pubblicazione di Pane duro (1946, Premio Viareggio); e un serrato confronto letterario con l’incaricato della lettura del suo manoscritto, Cesare Pavese. Il carteggio tra Pavese e Micheli, che qui si pubblica per la prima volta in forma integrale, andrà avanti con alterna assiduità fino al 1950: e mette a confronto due modi non alternativi, ma diversi, di intendere la letteratura. Di Micheli, Pavese apprezza la “dostoevskijanità” e il nerbo: ma lo mette in guardia dal rischio dello “spappolamento”, della “diarrea”. “Le parole non ti costano”, scrive nella lettera del 14 agosto ’43. Per Pavese, invece, le parole costano. Un documento prezioso per ricostruire un episodio importante della storia culturale italiana, per conoscere meglio un (...)'.

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