Libro L'enigma di calle Arcos. Delitto a Buenos Aires - editore: Nova Delphi Libri - anno: 2014
EAN: 
9788897376323

Descrizione

È il 29 ottobre 1932 quando sui giornali di Buenos Aires compare l'annuncio dell'imminente uscita a puntate, sul quotidiano "Crítica", di L'enigma di calle Arcos. L'anno successivo "il primo grande romanzo poliziesco argentino" veniva pubblicato in volume. Chi ne era l'autore? Chi si nascondeva sotto lo pseudonimo di Sauli Lostal? Nel 1997 lo scrittore e giornalista argentino J. J. Bajarlía dalle pagine del quotidiano "La Nación" ha affermato che Ulyses Petit de Murat, condirettore in quel periodo con Jorge Luis Borges della "Revista Multicolor de los Sábados", gli avrebbe confidato che a scrivere il romanzo fu lo stesso Borges. Fernando Sorrentino, scrittore e critico letterario, dalle pagine del "Clarín" nega in maniera risoluta che ciò sia possibile. La questione rimane aperta e forse, dopotutto, a Borges non sarebbe dispiaciuto. In fondo egli stesso ha teorizzato che l'essere scrittore di un testo è un fatto del tutto casuale e che, come scriveva in Fervore di Buenos Aires, "ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore di questi esercizi, e che io ne sia l'estensore."

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È il 29 ottobre 1932 quando sui giornali di Buenos Aires compare l'annuncio dell'imminente uscita a puntate, sul quotidiano "Crítica", di L'enigma di calle Arcos. L'anno successivo "il primo grande romanzo poliziesco argentino" veniva pubblicato in volume. Chi ne era l'autore? Chi si nascondeva sotto lo pseudonimo di Sauli Lostal? Nel 1997 lo scrittore e giornalista argentino J. J. Bajarlía dalle pagine del quotidiano "La Nación" ha affermato che Ulyses Petit de Murat, condirettore in quel periodo con Jorge Luis Borges della "Revista Multicolor de los Sábados", gli avrebbe confidato che a scrivere il romanzo fu lo stesso Borges. Fernando Sorrentino, scrittore e critico letterario, dalle pagine del "Clarín" nega in maniera risoluta che ciò sia possibile. La questione rimane aperta e forse, dopotutto, a Borges non sarebbe dispiaciuto. In fondo egli stesso ha teorizzato che l'essere scrittore di un testo è un fatto del tutto casuale e che, come scriveva in Fervore di Buenos Aires, "ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore di questi esercizi, e che io ne sia l'estensore."

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