Libro Quando le immagini prendono posizione. L'occhio della storia. Vol. 1 - editore: Mimesis - anno: 2018
EAN: 
9788857541532

Descrizione

A partire dall’analisi delle opere "L’Abicì della guerra" e "Diario di lavoro", Georges Didi-Huberman approfondisce le dinamiche, le idee e le disposizioni formali della riflessione di Bertolt Brecht sulla guerra. Un percorso che, passando in rassegna i documenti visuali e i reportage fotografici raccolti da Brecht sulla seconda guerra mondiale, attraversa alcuni motivi cruciali per il pensiero del drammaturgo tedesco, come il concetto di esilio e quelli di rilettura e di costruzione della storia attraverso il montaggio delle immagini. Obiettivo dell’opera è quello di individuare nei montaggi brechtiani un momento fondamentale della cultura europea del Novecento e un modello di intersezione tra l’esigenza dell’interpretazione della storia, la sfida del politico e lo spazio estetico. Didi-Huberman si sofferma con particolare attenzione sull’esperienza brechtiana della “messa in scena” quale processo conoscitivo in cui gli elementi del montaggio – come “le riproduzioni delle opere d’arte, le fotografie della guerra nei cieli, i ritagli di giornale, i volti di chi gli stava vicino, gli schemi scientifici, i cadaveri dei soldati sui campi di battaglia, i ritratti dei dirigenti politici, statistiche, le città in rovina, nature morte, paesaggi e le opere d’arte rese oggetto di vandalismo dalla violenza militare” – intrattengono fra loro un rapporto vivo e dialettico, che non li irrigidisce nelle strette maglie della presa di partito, ma li colloca piuttosto sul versante critico del sapere e del vedere che ogni presa di posizione necessariamente comporta.

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A partire dall’analisi delle opere "L’Abicì della guerra" e "Diario di lavoro", Georges Didi-Huberman approfondisce le dinamiche, le idee e le disposizioni formali della riflessione di Bertolt Brecht sulla guerra. Un percorso che, passando in rassegna i documenti visuali e i reportage fotografici raccolti da Brecht sulla seconda guerra mondiale, attraversa alcuni motivi cruciali per il pensiero del drammaturgo tedesco, come il concetto di esilio e quelli di rilettura e di costruzione della storia attraverso il montaggio delle immagini. Obiettivo dell’opera è quello di individuare nei montaggi brechtiani un momento fondamentale della cultura europea del Novecento e un modello di intersezione tra l’esigenza dell’interpretazione della storia, la sfida del politico e lo spazio estetico. Didi-Huberman si sofferma con particolare attenzione sull’esperienza brechtiana della “messa in scena” quale processo conoscitivo in cui gli elementi del montaggio – come “le riproduzioni delle opere d’arte, le fotografie della guerra nei cieli, i ritagli di giornale, i volti di chi gli stava vicino, gli schemi scientifici, i cadaveri dei soldati sui campi di battaglia, i ritratti dei dirigenti politici, statistiche, le città in rovina, nature morte, paesaggi e le opere d’arte rese oggetto di vandalismo dalla violenza militare” – intrattengono fra loro un rapporto vivo e dialettico, che non li irrigidisce nelle strette maglie della presa di partito, ma li colloca piuttosto sul versante critico del sapere e del vedere che ogni presa di posizione necessariamente comporta.

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