Libro Attuare il diritto dell’Unione Europea in Italia. Un bilancio a 5 anni dall’entrata in vigore della legge n. 234 del 2012 - editore: Cacucci - anno: 2018
EAN: 
9788866117926

Descrizione

"È importante fermarsi a riflettere, oggi, a cinque anni dalla sua entrata in vigore, sull'impatto che la legge n. 234 del 2012 ha avuto con riguardo agli strumenti e alle procedure che disciplinano e definiscono l'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. Cinque anni fa una nuova legge 'di sistema' era assolutamente necessaria, ineludibile. L'Unione aveva, infatti, cambiato volto, con le frequenti, successive riforme dei trattati base (da ultimo, con il Trattato di Lisbona, già entrato in vigore da oltre tre anni) e le significative innovazioni che avevano determinato. Tuttavia, nell'ordinamento italiano mancavano ancora le 'gambe' procedurali per poter interagire efficacemente con la nuova realtà europea. Certamente, il contesto politico e istituzionale del 2011/2013, così peculiare per gli equilibri parlamentari e per la fisionomia del Governo in carica, ha avuto un ruolo primario, influenzando fortemente la determinazione ad adottare una nuova normativa e a definirne in modo netto e caratterizzato i contenuti. È la stagione di un Governo che si suole denominare 'tecnico', dotato di una base parlamentare amplissima, che forse proprio per questo, fu tanto attento a valorizzare e corroborare le prerogative del Parlamento. Ambedue questi elementi si evincono, senza difficoltà, nel testo della legge. Ma, soprattutto, appaiono schiettamente nella sua genesi massimamente condivisa: in sede di voto finale, in aula al Senato e alla Camera dei deputati, si registrarono unicamente voti favorevoli, provenienti, unanimemente, da tutte le forze politiche ivi rappresentate, salvo qualche sparuta astensione individuale (2 al Senato e 1 alla Camera). La legge n. 234 del 2012 si colloca nel continuum delle leggi 'di sistema' che, dalla seconda metà dagli anni Ottanta, hanno regolato gli snodi complessi e fondamentali dei rapporti tra Italia e Comunità Europee prima, Unione europea dopo. A differenza delle leggi che la precedono, la n. 234 imprime un'esplicita e decisa svolta parlamentarista nelle dinamiche inter-ordinamentali, spostando in maniera netta il baricentro complessivo dei suoi meccanismi base di funzionamento verso il Parlamento, chiamato sempre in causa con menzione espressa dei suoi due rami. [...]". (dall'Introduzione)

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"È importante fermarsi a riflettere, oggi, a cinque anni dalla sua entrata in vigore, sull'impatto che la legge n. 234 del 2012 ha avuto con riguardo agli strumenti e alle procedure che disciplinano e definiscono l'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. Cinque anni fa una nuova legge 'di sistema' era assolutamente necessaria, ineludibile. L'Unione aveva, infatti, cambiato volto, con le frequenti, successive riforme dei trattati base (da ultimo, con il Trattato di Lisbona, già entrato in vigore da oltre tre anni) e le significative innovazioni che avevano determinato. Tuttavia, nell'ordinamento italiano mancavano ancora le 'gambe' procedurali per poter interagire efficacemente con la nuova realtà europea. Certamente, il contesto politico e istituzionale del 2011/2013, così peculiare per gli equilibri parlamentari e per la fisionomia del Governo in carica, ha avuto un ruolo primario, influenzando fortemente la determinazione ad adottare una nuova normativa e a definirne in modo netto e caratterizzato i contenuti. È la stagione di un Governo che si suole denominare 'tecnico', dotato di una base parlamentare amplissima, che forse proprio per questo, fu tanto attento a valorizzare e corroborare le prerogative del Parlamento. Ambedue questi elementi si evincono, senza difficoltà, nel testo della legge. Ma, soprattutto, appaiono schiettamente nella sua genesi massimamente condivisa: in sede di voto finale, in aula al Senato e alla Camera dei deputati, si registrarono unicamente voti favorevoli, provenienti, unanimemente, da tutte le forze politiche ivi rappresentate, salvo qualche sparuta astensione individuale (2 al Senato e 1 alla Camera). La legge n. 234 del 2012 si colloca nel continuum delle leggi 'di sistema' che, dalla seconda metà dagli anni Ottanta, hanno regolato gli snodi complessi e fondamentali dei rapporti tra Italia e Comunità Europee prima, Unione europea dopo. A differenza delle leggi che la precedono, la n. 234 imprime un'esplicita e decisa svolta parlamentarista nelle dinamiche inter-ordinamentali, spostando in maniera netta il baricentro complessivo dei suoi meccanismi base di funzionamento verso il Parlamento, chiamato sempre in causa con menzione espressa dei suoi due rami. [...]". (dall'Introduzione)

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