Libro La cittadinanza quale «valore». Un approccio giuridico-economico - editore: CEDAM - anno: 2018
EAN: 
9788813368616

Descrizione

Se dovessimo descrivere con una parola il tempo nel quale viviamo potremmo probabilmente affidarci al termine "polarizzazione": le categorie giuridiche emerse nel corso del "secolo breve" e poi sviluppatesi successivamente sono a vario titolo riconducibili – a rischio di essere banali e di scadere nell'equivoco della generalizzazione dei concetti – alla strenua necessità di affermazione dei diritti che, però, sono stati tradizionalmente negati/riconosciuti in modo appunto "polarizzato", favorendo o penalizzando gruppi, categorie, aree, ecc. Questi diritti – se declinati come "inviolabili" – nascono come diritti naturali e poi si trasformano – parafrasando Mengoni – in veri e propri "diritti sociali", difficilmente compatibili con la "polarizzazione". Abbiamo imparato a conoscere articolazioni diverse di diritti inviolabili: ora 'Grundrechte' (diritti fondamentali) sostanzialmente sottratti al potere legislativo, ora diritti posti a fondamento dell'ordinamento costituzionale che, nell'esperienza italiana, sono definibili "sociali" in una duplice accezione (oggettiva/soggettiva) utile a ricordarci la sterilità del formalismo positivistico e la necessità – per contro – di un fondamento etico/morale di un ordinamento giuridico. In questo contesto si colloca il concetto – polisenso – di cittadinanza: strumento di acquisizione di diritti inviolabili/fondamentali e chiave di accesso a un determinato status, ma anche elemento controverso e discriminante: ora utile alla affermazione della universalità di taluni diritti; ora concetto legato – in modo controintuitivo – alla solitudine, ossia all'altra faccia della cittadinanza globale che – come dice Bauman – esalta la libertà dell'individuo a scapito della dimensione collettiva e prosciuga definitivamente il senso di appartenenza ad un gruppo organizzato. Ciascun autore del volume ha provato ad interpretare il concetto di cittadinanza e/o a declinarlo mantenendo sullo sfondo i diritti inviolabili/fondamentali: il senso dei contributi va colto apprezzando la diversità culturale dei singoli approcci interpretativi: in questo caso la diversità è un valore che non produce solitudine ma offre spunti alla costruzione di idee complesse e articolate che, seminate in un terreno comune, possono essere utili a recuperare il senso di appartenenza ad un genus, andando oltre la species.

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Se dovessimo descrivere con una parola il tempo nel quale viviamo potremmo probabilmente affidarci al termine "polarizzazione": le categorie giuridiche emerse nel corso del "secolo breve" e poi sviluppatesi successivamente sono a vario titolo riconducibili – a rischio di essere banali e di scadere nell'equivoco della generalizzazione dei concetti – alla strenua necessità di affermazione dei diritti che, però, sono stati tradizionalmente negati/riconosciuti in modo appunto "polarizzato", favorendo o penalizzando gruppi, categorie, aree, ecc. Questi diritti – se declinati come "inviolabili" – nascono come diritti naturali e poi si trasformano – parafrasando Mengoni – in veri e propri "diritti sociali", difficilmente compatibili con la "polarizzazione". Abbiamo imparato a conoscere articolazioni diverse di diritti inviolabili: ora 'Grundrechte' (diritti fondamentali) sostanzialmente sottratti al potere legislativo, ora diritti posti a fondamento dell'ordinamento costituzionale che, nell'esperienza italiana, sono definibili "sociali" in una duplice accezione (oggettiva/soggettiva) utile a ricordarci la sterilità del formalismo positivistico e la necessità – per contro – di un fondamento etico/morale di un ordinamento giuridico. In questo contesto si colloca il concetto – polisenso – di cittadinanza: strumento di acquisizione di diritti inviolabili/fondamentali e chiave di accesso a un determinato status, ma anche elemento controverso e discriminante: ora utile alla affermazione della universalità di taluni diritti; ora concetto legato – in modo controintuitivo – alla solitudine, ossia all'altra faccia della cittadinanza globale che – come dice Bauman – esalta la libertà dell'individuo a scapito della dimensione collettiva e prosciuga definitivamente il senso di appartenenza ad un gruppo organizzato. Ciascun autore del volume ha provato ad interpretare il concetto di cittadinanza e/o a declinarlo mantenendo sullo sfondo i diritti inviolabili/fondamentali: il senso dei contributi va colto apprezzando la diversità culturale dei singoli approcci interpretativi: in questo caso la diversità è un valore che non produce solitudine ma offre spunti alla costruzione di idee complesse e articolate che, seminate in un terreno comune, possono essere utili a recuperare il senso di appartenenza ad un genus, andando oltre la species.

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