Libro Abuso del diritto. Un approccio tra filosofia e teoria - editore: Giappichelli - anno: 2019
EAN: 
9788892116474

Descrizione

Il sintagma abuso del diritto si presenta come una figura controversa nella sua stessa formulazione linguistica, tanto da evocare la rappresentazione icastica del Giano bifronte proposta in copertina: all'esercizio di un diritto dovrebbe corrispondere, infatti, uno spazio di libertà inserito in una cornice normativa e non dovrebbe essere possibile che una pretesa in astratto garantita dal diritto positivo costituisca, nel caso concreto, un fatto antigiuridico. Il precipuo obiettivo di questo volume è di comprendere se, ed eventualmente come, si possa esercitare un diritto in modo improprio, anche al fine di ricollocare il tema della giustizia all'interno del terreno che le è proprio ossia quello giuridico. Ancorché il concetto di giustizia non sembri ormai appassionare gli studiosi del diritto, si ritiene che il rapporto tra diritto e giustizia debba considerarsi come un'endiadi e che l’istituto dell’abuso del diritto faccia percepire che il ruolo della volontà del legislatore è strutturalmente secondario nella dimensione giuridica, in quanto la riduzione del diritto a legge non riesce a descrivere compiutamente la complessità teorica, empirica e storica dell’esperienza giuridica. Se, tuttavia, la riduzione del diritto a mera statuizione positiva è da considerarsi insufficiente, la difesa del diritto positivo è necessaria per scongiurare il rischio opposto: allontanare il diritto dal suo perimetro giuridico e indirizzarlo verso l’opinione. Troppo spesso, infatti, si è utilizzato l’abuso del diritto come cavallo di Troia per espungere regole giuridiche, introducendo nell'ordinamento principi esogeni di carattere politico o economico, tali da trasformare l’istituto in esame come uno strumento potenzialmente eversivo del sistema giuridico. Prefazione di Francesco D'Agostino.

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Il sintagma abuso del diritto si presenta come una figura controversa nella sua stessa formulazione linguistica, tanto da evocare la rappresentazione icastica del Giano bifronte proposta in copertina: all'esercizio di un diritto dovrebbe corrispondere, infatti, uno spazio di libertà inserito in una cornice normativa e non dovrebbe essere possibile che una pretesa in astratto garantita dal diritto positivo costituisca, nel caso concreto, un fatto antigiuridico. Il precipuo obiettivo di questo volume è di comprendere se, ed eventualmente come, si possa esercitare un diritto in modo improprio, anche al fine di ricollocare il tema della giustizia all'interno del terreno che le è proprio ossia quello giuridico. Ancorché il concetto di giustizia non sembri ormai appassionare gli studiosi del diritto, si ritiene che il rapporto tra diritto e giustizia debba considerarsi come un'endiadi e che l’istituto dell’abuso del diritto faccia percepire che il ruolo della volontà del legislatore è strutturalmente secondario nella dimensione giuridica, in quanto la riduzione del diritto a legge non riesce a descrivere compiutamente la complessità teorica, empirica e storica dell’esperienza giuridica. Se, tuttavia, la riduzione del diritto a mera statuizione positiva è da considerarsi insufficiente, la difesa del diritto positivo è necessaria per scongiurare il rischio opposto: allontanare il diritto dal suo perimetro giuridico e indirizzarlo verso l’opinione. Troppo spesso, infatti, si è utilizzato l’abuso del diritto come cavallo di Troia per espungere regole giuridiche, introducendo nell'ordinamento principi esogeni di carattere politico o economico, tali da trasformare l’istituto in esame come uno strumento potenzialmente eversivo del sistema giuridico. Prefazione di Francesco D'Agostino.

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