Libro Quei lontani sogni cattivi. Memorie di un prigioniero toscano della grande guerra - editore: Sarnus - anno: 2018
EAN: 
9788856302578

Descrizione

Memorie di Faustino Giannoni, un prigioniero italiano durante la Grande Guerra. Scritte in prima persona. Davvero interessanti le numerose pagine che descrivono l'atmosfera e i rapporti umani che si creavano fra i prigionieri, anche di diverse nazionalità, e fra i prigionieri e i carcerieri nemici. Il trattamento riservato agli internati era spesso umiliante, moralmente e fisicamente. La fame era costante e il cibo scarso e pessimo. Colpisce però che, quando si ammalavano, i prigionieri fossero portati in ospedale e curati con professionalità, cibo sano e qualche sorriso. Non solo: i prigionieri, in certe situazioni, potevano scegliere se lavorare fuori dal campo di prigionia. Faustino, con altri commilitoni, decise di andare in Boemia a fare il contadino: se non altro si sarebbe riempito la pancia di patate. Durante il soggiorno in un villaggio, con la famiglia presso cui lavorava, si instaurò un rapporto di simpatia e quasi di affetto. Inoltre, insieme agli altri prigionieri, partecipava alla vita della comunità, prendendo parte anche alle sue feste. La domenica era giorno di libertà.

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Memorie di Faustino Giannoni, un prigioniero italiano durante la Grande Guerra. Scritte in prima persona. Davvero interessanti le numerose pagine che descrivono l'atmosfera e i rapporti umani che si creavano fra i prigionieri, anche di diverse nazionalità, e fra i prigionieri e i carcerieri nemici. Il trattamento riservato agli internati era spesso umiliante, moralmente e fisicamente. La fame era costante e il cibo scarso e pessimo. Colpisce però che, quando si ammalavano, i prigionieri fossero portati in ospedale e curati con professionalità, cibo sano e qualche sorriso. Non solo: i prigionieri, in certe situazioni, potevano scegliere se lavorare fuori dal campo di prigionia. Faustino, con altri commilitoni, decise di andare in Boemia a fare il contadino: se non altro si sarebbe riempito la pancia di patate. Durante il soggiorno in un villaggio, con la famiglia presso cui lavorava, si instaurò un rapporto di simpatia e quasi di affetto. Inoltre, insieme agli altri prigionieri, partecipava alla vita della comunità, prendendo parte anche alle sue feste. La domenica era giorno di libertà.

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